Il maestro Didier Lupo è una gradita presenza qui a Desio. Lo stage Acqua&Vento 2021 sarà il suo quinto appuntamento con noi in sei anni.
In occasione dell’incontro del 2020 (appena prima del nuovo lockdown), ci disse, davanti a un gelato:
« Anche per noi non è stato semplice […] L’intera Marsiglia era come una città fantasma: sentivi le sirene, qualche camion delle consegne in giro ma nulla più. Nessuno dei miei ragazzi poteva venire al dojo e per alcune settimane mi sono ritrovato completamente solo».
Oddio, il maestro Lupo è abituato ad allenarsi (quasi) tutti i giorni da solo, prima delle lezioni, ma «non avere più nessun altro con cui praticare per settimane era… straniante».
Tuttavia, ritrovarsi all’improvviso con moltissimo tempo libero ha acuito la sua capacità di riflessione. In tutto il dojo c’erano soltanto lui e il sacco-fantoccio. Il manichino si lascia colpire stoicamente e reagisce alle percosse in modo perfetto, è vero, ma difficilmente sostiene una conversazione o interagisce se gli fai una domanda. Perciò ti devi arrangiare da solo a trovare le risposte.
Così Lupo, in silenzio, si è concentrato sulla dinamica: ha riscoperto e ridisegnato molti movimenti a cui prima dava poca importanza, focalizzandosi su sé stesso e sulla pratica dei fondamentali in un’ottica completamente diversa.
Chiamiamola pure “Prospettiva Lockdown”!
Questo è uno degli aspetti che più ci piacciono del maestro Didier Lupo; quello per cui si è guadagnato un notevole prestigio e rispetto (nazionale ed internazionale) che poco o nulla hanno a che vedere, credetemi, con i suoi titoli o le sue glorie passate.
Perché il maestro Lupo potrebbe vantare un bel parterre di titoli e cariche ma… non gli piace farlo!
Nato a Marsiglia nel 1965, da una famiglia di origine italiana, Didier sale sul tatami a 9 anni, come tanti sulla scia dei film di arti marziali.
A differenza di tanti, però, la sua motivazione non andò mai a scemare. Racconta di non essersi mai visto come “uno particolarmente dotato”, un “talento naturale”. Tutt’altro! Solo le innumerevoli ore spese nella ripetizione delle tecniche e l’abnegazione nei confronti del karate gli hanno consentito, a 17 anni, di far parte della selezione nazionale francese, fino ad arrivare al tetto d’Europa nel 1983, 1986 e 1989.
«Le travail et la patience», dice sempre il maestro Lupo. Ed è questo il suo “marchio di fabbrica”, la tipologia di karate che ha deciso di insegnare, tramite uno studio molto accurato della tecnica, fatto di piccoli passi che si armonizzano fra loro in catena. Un metodo che ci è molto familiare, per fortuna (ne abbiamo parlato qui ad esempio).
Una volta terminata l’età per le competizioni, prevalentemente kumite, e lasciati gli incarichi ufficiali, il maestro Lupo ha affiancato all’insegnamento tradizionale una versione più… tecnologica, confezionando negli anni innumerevoli video didattici. La sua metodologia si è concretizzata nella pratica del kata, esaminato in ogni suo minimo aspetto, finalizzato ad un bunkai pratico, sintetico ed efficace. Una ricerca a frattale, dato che i kata costituiscono una vera miniera d’oro che si può approfondire in maniera pressoché illimitata.
Per conoscere e sperimentare la sua didattica, approfittate dello stage “Acqua&Vento”, che si terrà il 18-19 settembre.
Voci di corridoio dicono che il nostro simpatico sensei francese ha scelto un kata davvero appropriato: 水手 (suishu), “mani di acqua”. Sarà vero?
Venite a scoprirlo!